Come Quando Nevica
Pubblicato il 20/09/2021
21 settembre | Giornata mondiale Alzheimer
Un sentito ringraziamento a Rosa Di Natale
Direttore generale RSA Fondazione Santa Maria del Castello
che ha saputo trasmettere le sue competenze, la passione e l’amore per il suo lavoro.
Alzheimer, come quando nevica
Il mondo dei pazienti Alzheimer è come quando nevica, tutto cambia nella quiete della notte e ci si sveglia in un mondo diverso dove tutto si ferma e riaffiorano i ricordi. Chi lavora per loro dovrebbe imparare dalla neve, posarsi su di loro con gentilezza con la capacità di avvolgerli in una morbida trapunta bianca e scoprire piano piano che sotto lo strato non c’è solo una malattia, ma c’è un’anima fatta di storia e di mille sfaccettature.
Chi si prende cura di loro deve proprio fare questo: valutare le persone in quanto tali e non per la loro malattia. Non si tratta solo di rivedere gli standard, ma di una vera e propria crescita culturale che mette al primo posto la soggettività e l’individualità di ognuno.
La presa in carico parte dalle famiglie
Il primo grande passo da compiere, per tracciare un sentiero non ancora battuto, è formare e informare le famiglie diffondendo una cultura assistenzialistica diversa che permetta al loro caro di mantenere la sua vita più autonoma e serena possibile. Ma è soprattutto nelle prime fasi della malattia che la famiglia necessita di ricevere un aiuto concreto per risolvere le situazioni senza essere sopraffatti da stanchezza, timori o rassegnazione.
La presa in carico parte proprio da qui.
Dalle loro abitazioni, dai familiari e dalla loro storia.
Durante l’inserimento, il paziente affetto da Alzheimer è sradicato dal suo ambiente e il personale, che conosce la sua storia, lo accoglie in struttura prendendolo per mano e iniziando un delicato percorso che col tempo, porterà il paziente ad affidarsi a loro.
Il benessere degli operatori sanitari
Una RSA che accoglie questi pazienti deve concentrarsi sulla formazione del personale, basilare per la presa in carico e volta alla persona e non alla malattia. Solo con una specifica formazione è possibile farlo. Spesso chi si occupa di persone affette da Alzheimer ha bisogno di lavorare anche su sé stesso, necessita di supporto psicologico per alimentare la sua autostima, per ricaricare le energie e mantenere pacatezza e tranquillità. L’operatore mette molto in gioco: deve entrare nel mondo del paziente (e non il paziente nel suo), deve amare il suo lavoro, deve rigenerarsi e sentirsi supportato.
Diffondere una nuova cultura assistenziale
All’interno delle RSA vi è una sbagliata cultura di come il malato di Alzheimer viene preso in carico. Il paziente non ha ricordi recenti, ma ricordi legati al passato e spesso, per proteggerlo dal wandering viene isolato, ma si tratta di un fallimento nel processo assistenziale. La direzione giusta è quella di portare il paziente attraverso terapie non farmacologiche a non pensare di voler tornare a casa, alimentando abilità e autonomie residue. La prima terapia non farmacologica è l’ambiente che deve rispettare requisiti che possano trasmettere familiarità e calma al paziente.
IL PROGETTO
NUOVA RSA VILLAGGIO INSIEME
Progetto emblematico e innovativo per la cura dei pazienti affetti da Alzheimer.
Il progetto del Villaggio Insieme di Carpenedolo nasce dalla volontà della Fondazione Santa Maria del Castello di ampliare l’offerta dei servizi per gli anziani e creare un ambiente che possa affermarsi come un polo strutturale nuovo per la cura e la gestione delle demenze.
Una delle principali caratteristiche della malattia è non sentirsi malato.
Entrando nella Nuova RSA Villaggio Insieme si percepisce benessere e ci si trova in un ambiente familiare, riconosciuto e sicuro, un luogo in cui la persona con demenza può muoversi e ritrovare quei ritmi di spazio e di vita che aveva prima di ricevere la diagnosi sentendosi a casa.
Un susseguirsi di case, pareti colorate e aree verdi compone il villaggio. La camera diventa una casa, ciascuna con il proprio portone, il campanello e la cassetta delle lettere. Spazi pubblici e privati sono pensati per la persona con demenza che riesce ad orientarsi proprio grazie alla presenza di differenti cromatismi e di simboli legati al territorio.
Non ci sono giardini con maniglioni e percorsi obbligati, ma un parco, un giardino di quartiere, una piazza verde in cui poter fare terapie fisioterapiche semplicemente attraversando uno specchio d’acqua su un ponte di legno, progettato per risultare ergonomicamente adeguato alle terapie motorie.
Nel Villaggio Insieme possiamo trovarci all’ingresso di una Stazione che porta al binario su cui è istallato un vagone del treno per la terapia del viaggio che ha ottimi risultati in risposta alla sindrome del tramonto. Dalla stazione si accede alla porzione di edificio interamente dedicata alle terapie non farmacologiche, aperte al territorio e alle associazioni, per consentire anche alle persone che non risiedono in struttura, di conoscere e condividere gli effetti delle terapie come la vibroacustica, la poltrona Iremia, la bambola Gully, già riconosciute dal Ministero della Salute.
Il personale è altamente formato e abbraccia questo nuovo concetto di ambiente e di cura consapevole di essere parte di un grande progetto.
Pazienti, operatori sanitari e familiari sono come fiocchi di neve, non ce n’è uno uguale all’altro e ognuno è parte di un vasto e delicato sistema nel paesaggio innevato.